Un furgoncino a pieno carico

TRAGEDIA UMANITARIA LUNGO LA ROTTA BALCANICA:

LA NOSTRA SCUOLA ORGANIZZA UN’AZIONE CONCRETA DI SUPPORTO

“Prof., non possiamo rimanere qui senza fare nulla:

in qualche modo dobbiamo agire!”

raccolta

Partiamo dal principio di questa avventura: tutto ha inizio il 14 febbraio scorso, quando due volontari dell’associazione “Linea d’Ombra” (che supporta le persone appena arrivate a Trieste dopo mesi di Rotta Balcanica) sono venuti a raccontare la loro esperienza agli allievi delle classi seconde e terze della secondaria di Martignacco.

I volontari ci hanno spiegato che la maggior parte dei richiedenti asilo viene dal Medio Oriente e dall’Asia Centrale (Siria e Iraq, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh). Il loro viaggio verso l’Europa dura molti mesi ed è tutt’altro che facile. Infatti, poiché l'Unione Europea prevede la protezione internazionale, ma non garantisce vie legali per accedere a questo diritto, le persone in cammino si ritrovano a dormire al freddo, ad attraversare fiumi a nuoto, a camminare per giorni senza cibo o a viaggiare per ore nascosti sotto i camion, costrette a subire lungo tutti i confini violenze, maltrattamenti e abusi.

Le storie di vita raccontate dai volontari di Linea d’Ombra sono arrivate dritte al cuore dei nostri alunni: è emerso, da parte loro, il bisogno di fare qualcosa di concreto e solidale. Con i professori, quindi, è stata organizzata una raccolta di coperte e scarpe destinata alla Caritas di Fiume (Rijeka, in Croazia), a supporto di un piccolo campo di assistenza alle persone in cammino. Dopo aver condiviso il progetto anche con le classi prime (grazie ai ragazzi più grandi che hanno raccontato loro quanto emerso durante l’intervento degli esperti esterni), ogni classe ha realizzato un volantino per promuovere la raccolta di materiale tra i famigliari, amici e compaesani. I ragazzi hanno potuto sperimentare il fare, l’essere protagonisti, il doversi organizzare: entusiasti nel poter collaborare a qualcosa di pratico e significativo, sono riusciti a raccogliere circa 60 coperte e 40 paia di scarpe.

Sabato 15 aprile, tra freddo e pioggia, le prof.sse Laura Pagliari e Caterina Romagna sono partite a bordo di un furgoncino a pieno carico: a destinazione, nei pressi della stazione ferroviaria della città di Rijeka, sono state calorosamente accolte da Damir, volontario della Caritas locale. Qui, accanto ad un vecchio edificio decadente di fronte ai binari della stazione, è stato allestito un punto di accoglienza composto da due piccoli prefabbricati, uno con bagni e docce, l’altro adibito a magazzino per cibo, vestiti e medicine. In fondo c’è un tendone dove i migranti possono ripararsi quando fa freddo, ma è troppo piccolo per tutti e così in molti sono costretti a dormire all’addiaccio sotto una tettoia, in condizioni di estremo disagio e precarietà. Damir è grato alla nostra scuola per la preziosa raccolta, perché lì, purtroppo, le scorte finiscono subito.
Insieme ai ragazzi afghani viene scaricato il furgone. Le professoresse hanno aiutato a distribuire le scarpe portate: la missione non è così semplice come può sembrare, poiché i ragazzi si accalcano per recuperarne un paio della misura giusta (con quelle d’altronde dovranno percorrere chilometri e chilometri, passando, se necessario, attraverso torrenti e valichi di montagna). La comunicazione non è sempre facile e ci si fa capire a gesti. Le mansioni della mattinata proseguono con la distribuzione del pranzo e la cura delle ferite. Ci sono piedi macilenti per il troppo cammino, stinchi feriti da rovi e fili spinati, pelle scavata dalla scabbia, endemica malattia tra chi vive in condizioni igienico-sanitarie disastrose.

Ma la sofferenza non è l’unica dimensione che caratterizza le persone in cammino: sotto la tettoia fatiscente e su coperte e materassi vecchi e malconci, un vecchio mazzo di carte diventa occasione di scambio tra le professoresse e i ragazzi, alcuni dei quali mostrano di essere appena più grandi dei loro alunni.  Tra una giocata e l’altra, in un inglese stentato e qualche parola in pashtun, i ragazzi raccontano le loro storie sofferte. Alcuni di loro sono minorenni, partiti molti mesi or sono dall’ Afghanistan e diretti in Francia o Germania. Nonostante le violenze subite e i numerosi respingimenti illegali che hanno caratterizzato il loro viaggio, questi ragazzi non hanno perso la speranza di arrivare a destinazione, ignorando però che quello sarà solo il punto di partenza di un’altra difficile avventura. Ci raccontano, con occhi tristi, che l’ascesa al potere dei Taliban in Afghanistan ha obbligato molti a abbandonare la propria vita. Sono per lo più i giovani maschi, più inseriti e quindi esposti nella vita sociale del paese che sono stati costretti a raggiungere l’Europa per avere una vita sicura. Ci parlano, con nostalgia, dei loro piatti tipici e dei giochi che facevano da bambini, quando ancora erano spensierati. E adesso che la vita li ha messi a dura prova, incredibilmente riescono ancora a trovare la forza di sorridere.  

Vedere con i propri occhi questa situazione e sentire le loro storie colpisce al cuore, ma sapere che nel nostro piccolo, con l’aiuto di un’intera comunità scolastica, ci troviamo nel posto giusto ci dà la forza per rispondere ai loro sorrisi.

Grazie ai nostri allievi, alle loro famiglie e a tutti coloro che hanno supportato questa iniziativa!

Scuola Secondaria di Martignacco