Tieni viva la tua voce


Perdere la voce è come perdere la memoria o la bussola. Una laringectomia totale asporta la laringe, quel piccolo organo che permette il passaggio dell'aria ai polmoni ed è sede delle corde vocali. Che danno voce ai nostri pensieri, al nostro operare ed ai nostri sentimenti. L'operato potrà rieducare la propria voce e parlare con una "voce accessoria" quella dell'esofago. Un miracolo terreno che consente la comunicazione, anche se metallica e roca, ma non annulla il dolore di una menomazione fisica e psicologica.

Si è svolto mercoledì 5 dicembre scorso, presso l’aula video della Scuola Secondaria, salutato dal Dirigente Stefanel e alla presenza dell’assessore Biason e Sandruvi del Comune di Pagnacco, l’incontro TIENI VIVA LA TUA VOCE a cura dell’Associazione Laringectomizzati Regione Friuli -Venezia Giulia “Dott. Stefano Grandis Onlus” dedicato ai ragazzi delle classi terze della Scuola Secondaria dell’Istituto Comprensivo di Pagnacco. Un appuntamento giunto alla terza edizione nella nostra scuola per far conoscere il calvario dei laringectomizzati: un incontro formativo per sensibilizzare i ragazzi alle malattie legate all'uso di fumo e alcool a partire dalle testimonianze di chi ha vissuto e vive quotidianamente le conseguenze dell’operazione. Ospiti il Presidente Paolo Zanor e i maestri rieducatori della voce Giuseppe, Ottorino e Francesco. La signora Rosa Bortolossi, nostra collaboratrice scolastica, coinvolta nel profondo per motivi personali, è stata l’anima ed il cuore a partire dall’organizzazione dell’evento fino alla mattinata in cui ha condotto e presentato l’incontro ai ragazzi e agli insegnanti per poi lasciare la parola alle storie vere e dolorose degli operati. Paradossalmente, e chiamarlo il bello della diretta non è proprio appropriato, per un problema tecnico gli ospiti non hanno potuto essere assistiti dal microfono. Che ha pensato bene di rompersi in quel momento. Niente paura, dopo qualche esitazione ed imbarazzo, Paolo, Giuseppe, Ottorino e Francesco hanno iniziato a raccontarsi ai giovani ascoltatori in sala. Con semplicità ed empatia. E i ragazzi li ascoltavano con grande attenzione e rispetto. Nel silenzio assoluto era possibile cogliere il sibilo tipico del suono che parte dall’esofago e il cuore pieno di emozione e commozione di alcuni. Li abbiamo forse fatti crescere troppo per due ore, questi adolescenti. O forse no. Hanno ascoltato le voci poco armoniose e faticose dei signori ospiti ed hanno guardato con capacità accogliente il loro dolore e il loro buco nero. Ancora una volta la vita vera ha fatto irruzione a scuola. Una scuola che è fatta anche di esempi e testimonianze, di ascolto e comprensione delle problematiche dei nostri giorni.

Chi scrive ha assistito all’incontro per il secondo anno e con sempre maggior commozione ed una stretta al cuore. E’ ricaduta nella caverna che la riporta a suo padre che nel 1986, quando era alle scuole medie, si ammalò di tumore alla gola. Non gli asportarono la laringe ma le parti vennero bruciate e lese per sempre. Ha ricordi infiniti e cupi della fastidiosa voce di papà che peggiorò negli anni perché era un'adolescente e a 14 anni ci si vergogna di tutto. Delle pappette a cui era costretto e del gracchiare acido di parole scolpite nel gelo inverno. Si curò a Pordenone per tutta la vita e da giovane aveva fumato tante sigarette e bevuto qualche serale taglietto per tirarsi su. Era l'anno di Chernobil che, si disse, fece ammalare di tumore tante persone. È incredibile perché chi scrive ricorda perfettamente la fatica del suo parlare come un lungo calvario che lei visse, parallelo. Lui che aveva le mani curate e belle e che suonava il piano e l'organo del Duomo di Tolmezzo, facendo commuovere la sua giovane mamma. Una malattia che l'aveva reso ruvido e spigoloso. Sempre più.

Ci sono storie che continuano a parlare anche se chi ne era protagonista se ne è andato. La voce dei ricordi continua a farsi sentire e continua a voler uscire per raccontare le sue emozioni.

Quelle due ore hanno lasciato il segno a scuola in ragazzi abituati sempre meno a stare in silenzio ad ascoltarsi. Grazie di cuore a chi ha reso possibile questo incontro pieno di voci e di poesia di dolore e speranza.

 

Prof. ssa Biancamaria Gonano