Nonni in classe


Per dar voce alla memoria del passato, al fine di leggere meglio il presente, insieme a Frau Baraldi, abbiamo invitato in classe nelle ore di tedesco due nonni dei nostri compagni, che, spontaneamente si sono offerti di testimoniarci vicende che li hanno visti coinvolti nel periodo della dittatura nazi-fascista.

L’ing. Karl Heinz ROTTER ci ha condotti attraverso l’Europa alla scoperta delle radici dei membri della sua famiglia materna, originari della Baviera, trasferitisi in Lettonia per lavoro e poi inviati nientemeno che in Siberia, come internati civili durante la prima guerra mondiale. Ci ha narrato la lunga tappa di rientro in Germania nel 1918 dei nonni con la sua mamma e i fratellini, della sua infanzia a Küstrin sull’Oder (oggi territorio polacco) ai tempi della seconda guerra mondiale, della partecipazione obbligata agli incontri della Hitlerjugend, della difficile situazione del padre non iscritto al partito NSDAP, ma dirigente all’interno di una fabbrica “necessaria alla guerra”, della perdita dello zio disperso in Russia, dell’arrivo dell’Armata rossa, dei momenti di paura nell’incontro con i carroarmati T34, della fuga come profughi in una Berlino distrutta, della Germania del dopoguerra. Gli siamo grati per la sua presenza fra noi, per la sua forza e la sua fiducia in un futuro migliore.

La sig.ra Rita RIZZO ci ha raccontato con dolore l’arresto del suo papà nell’aprile del 1944 a Plaino, dopo una vergognosa vicenda di delazione anonima da parte di un compaesano, dell’interrogatorio effettuato presso il comando del Sicherheitsdienst nei locali dell’attuale Liceo Stellini, del trasferimento nelle carceri giudiziarie di via Spalato ad Udine da parte della guardia repubblichina e infine della deportazione nell’orrore di Buchenwald in Germania, per sospetto di contatti con i partigiani. Le sue parole miste al dolore ci hanno rattristato tantissimo e sono rimaste scolpite nel nostro cuore.

Oggi noi siamo portati a pensare che questi crimini orribili, accaduti molto tempo fa, non possano ripetersi, quasi convinti che le cose siano cambiate. In realtà vediamo ogni giorno che questo non è vero. Vi sono molti tra noi e attorno a noi che evitano o insultano altre persone per le loro idee, la loro provenienza, la religione e il colore della pelle. Oggi se ne parla tanto, ma noi pensiamo che non si faccia mai qualcosa di sufficientemente concreto. Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria? Noi siamo convinti dell’importanza di imparare ad amare le diversità , perché la diversità scatena curiosità. Non serve essere uguali perché, in realtà, è proprio grazie alla diversità che ci si scopre unici.  Come sarebbe un mondo di uguali, in cui tutti fanno le medesime cose e hanno le stesse idee?

I ragazzi delle classi terze