Se non avessi fatto l'allenatore, avrei fatto l'insegnante...

Mercoledì 9 giugno una quarantina di alunni in rappresentanza di tutte le classi delle due scuole secondarie dell’Istituto hanno avuto la fortuna di “intervistare” online Francesco Guidolin, indimenticabile ed indimenticato allenatore dell’ultima grande Udinese che ha fatto sognare i suoi tifosi ed una regione intera con risultati straordinari: quattro qualificazioni europee, quasi cinque se quella sfortunata partita con la Fiorentina avesse aperto le porte della finale di Coppa Italia, una squadra stratosferica, con un Totò di Natale due volte capocannoniere della Serie A, con la scoperta e l’esplosione del talento Sanchez “Nino Maravilla”; un gran finale nel vecchio Stadio Friuli, dove ancora c’era la pista di atletica, ci si prendeva tutta la pioggia addosso ma si vedevano a trecentosessanta gradi le nostre montagne dell’anfiteatro carnico-giuliano. Tanta roba per i sognatori e gli innamorati del calcio poetico.

Il Mister di Castelfranco Veneto ha risposto con grande disponibilità a tutte le curiosità degli alunni, ripercorrendo gli anni incredibili di Udine e raccontando il suo rapporto speciale con la nostra terra e la sua gente, tanto da usare ancora l’aggettivo possessivo “Noi”, lo stesso che usa per parlare di quella sua grande Udinese.  Una grande dimostrazione di affetto e senso di appartenenza che i tifosi non possono dimenticare. Guido rimarrà sempre nel cuore da queste parti, perché è stato il condottiero di una squadra meravigliosa in un’epoca forse irripetibile e per il reciproco sentimento di profondo amore. “Sono sempre stato attratto dalla bellezza del territorio del Friuli, che ho girato in lungo ed in largo con la mia bici”.

Sono passati gli anni, era il 2014 infatti quando Guidolin ha lasciato Udine per allenare in seguito in Premier League la squadra del Swansea, un piccolo angolo di Galles in cui la toponomastica è bilingue, come da noi in Friuli. Lo stesso vivere periferico, orgoglioso della propria particolarità. Forse non a caso. Oggi Guidolin commenta le partite per DAZN con la sua competenza ed il suo garbo nel parlare, da vero signore del calcio. Anche dietro gli schermi grigliati di un collegamento a distanza via meet, in mezzo ai visi degli alunni, ha confermato questo. 

Gli è stato chiesto come motivare e gestire una squadra e i suoi singoli giocatori, le varie individualità e caratteri difficili. Come in una classe. Perché in fondo fare l’allenatore in serie A è come fare l’insegnante. Un’analogia perfetta anche per il Mister che confessa che, se non avesse scelto di allenare, avrebbe fatto volentieri l’insegnante per l’aspetto umano, per il contatto con i suoi giocatori. Secondo il Mister è necessario trovare la chiave per raggiungere il cuore e l’anima di ogni giocatore, così come per un docente di ogni singolo alunno. Anche le teste più calde, quei talenti indisciplinati che vanno allenati ad uno stile di vita sano, corretto: “A Udine ho allenato squadre piene di giocatori provenienti da tante parti del mondo e l’ostacolo linguistico poteva rappresentare una barriera ed invece è stato molto interessante. Ho sentito il bisogno di fare sentire a casa questi giocatori giovani provenienti da Paesi lontanissimi e portarli in mezzo alla gente, superando il pericolo del blocco linguistico. Questo perché il mondo è diventato globale ed i confini non esistono più, per fortuna” ammette.  Quali sono i valori che si devono trasmettere ai giovani e che accomunano sport e scuola?  “Sicuramente la passione per tutto ciò che si fa, per lo studio, per cercare di migliorarsi, per la vita. Poi sicuramente l’abnegazione, la voglia di non mollare mai, la curiosità, l’amore per la conoscenza. Se sono riuscito ad essere orgoglioso della mia carriera, con oltre 500 panchine in serie A e in più tutte le categorie inferiori, portando tutte le squadre in cui sono rimasto almeno tre anni in Europa, Vicenza, Palermo, Bologna e Udinese, il merito va anche agli anni che ho passato sui banchi di scuola. Studiare apre la mente, studiate, siate curiosi e praticate tanto sport, provateli tutti. E agli insegnanti dico di non dare compiti, lasciate che i ragazzi escano all’aria aperta il pomeriggio, forse bastano le cinque ore del mattino passate a scuola!”.  E quanto conta il talento e come gestire l’ansia da prestazione nello sport? “Il talento non basta, va disciplinato. A volte diventare giocatori forti è facile ma nulla è lasciato al caso mentre ciò che è difficile è mantenere una posizione di risultati esaltanti. Io ho voluto bene a tanti giocatori, ho avuto tanti capitani e ragazzi eccezionali. La situazione più difficile da gestire sono le sconfitte che possono essere ininfluenti o pesanti ma bisogna avere le spalle larghe e la forza di reagire alle delusioni. Ci vuole tanta forza interiore, una buona dose di autostima e lucidità nel prendere le decisioni.   A Udine abbiamo vissuto tante vittorie e momenti esaltanti, mi vengono in mente, fra le tante, la partita di Palermo con lo 0-7 e la vittoria ad Anfield contro il Liverpool”.

E lo sport, il calcio che si sono fermati con il Covid? “Vedere gli stadi vuoti è molto triste ed alienante perché il calcio ed in genere tutti gli sport sono fatti per il pubblico. Ma quello che è più triste è sapere che tantissimi ragazzi come voi non hanno avuto la possibilità di giocare, di uscire, di correre insieme, di allenarsi per tanti mesi a causa del virus. Spero che tutto torni al più presto nella normalità”.

Mister, tornerebbe a Udine ad allenare l’Udinese?” Tornerei se ci fosse la possibilità con un ruolo diverso, per ora dico solo per spero presto di tornare in Friuli per salutare le mie montagne e tanti amici”.

Chissà che un prossimo incontro con i nostri alunni non si possa fare in presenza? Intanto l’invito è stato fatto, in diretta!

Grazie Mister Guidolin per averci dedicato il suo tempo, mandi Guido nel cuore.

Prof. ssa Biancamaria Gonano