Memoria e arte. Stolpersteine: inciampi per non dimenticare

“Mercoledì 20 gennaio scorso, insieme alle proff. Baraldi e Faccio,  abbiamo assistito ad una videoconferenza molto importante sulle pietre d’inciampo: la presentazione di un piccolo libro sulle pietre, pubblicato nel 2019 dalla giovane casa editrice “People”.  Piccolo di forma, ma grande di significato. Alla fine di questo incontro siamo rimasti a parlare e discutere di ciò che avevamo appena ascoltato.”

“In collegamento con la comunità ebraica di Trieste abbiamo scoperto una nuova forma di arte:gli Stolpersteine. Siamo rimasti molto colpiti dal dibattito scaturito dalle pietre di inciampo, che traggono il nome dal fatto che ricordano visivamente e mentalmente le vittime del Nazifascismo a chi vi passa vicino.”

I ragazzi della 3^B

Di seguito riportiamo alcune riflessioni della classe sull’importanza della memoria attiva, del ricordo non disgiunto dall’impegno e sulla capacità di un’opera d’arte di favorire questo tipo di memoria.

Prof.sse Baraldi e Faccio

L’esperienza di mercoledì scorso è stata molto significativa e bella per me: io e i miei compagni ci siamo confrontati e abbiamo discusso da persone mature ed interessate.

E’ stato emozionante poter parlare di questi argomenti per mantenere viva la memoria attiva.

Io credo sia importante conoscere la storia antica, ma lo è ancora di più saper raccontare i fatti grazie alla memoria attiva, quella del presente, quella di noi giovani. Perchè noi siamo la base del nostro futuro, ma senza memoria, senza interessi, senza sapere e senza impegno non saremo proprio nulla. 

Penso che si dovrebbero fare più ore di studio in questo modo, trovo che sia il metodo più bello per imparare!

Ringrazio tutte le persone che mi hanno fatto provare queste emozioni.

Ilaria 

Mi sono piaciute veramente tanto le opere di Christian Boltaski, che nei suoi monumenti utilizza fotografie o oggetti,  per mettere in discussione la memoria e l’individualità.

Secondo lui, sebbene i ricordi individuali possono rilevarsi fragili, sono comunque pieni di valori sinceri ed unici, questo è il motivo per cui ha spesso scelto oggetti quotidiani

come elementi creativi.”

Silvia

Credo che un monumento dovrebbe essere qualcosa che dà “fastidio”, ma in senso

positivo. Dovrebbe attirare la nostra attenzione la sola presenza, indipendentemente dalle

dimensioni o dalla forma. Un “monumento” alla memoria, dovrebbe far riflettere e suscitare

emozioni di qualsiasi genere nelle persone che lo osservano; deve riuscire a far immedesimare la gente in quello che è successo e far nascere delle domande.

(...) Quello che è stato non è solamente quello che si studia sui libri di scuola, ma è anche la “nostra storia”, quella della vita quotidiana.”

Matilde

Secondo me ci sono due modi con cui un monumento può tener viva la memoria attiva: un'opera piccola e difficile da scorgere, installata magari per le strade affollate, oppure un’opera enorme e maestosa, installata in un museo o in una grande piazza.

(...) L’idea che mi piace di più, però, sarebbe quella di fare una mostra in cui ogni studente produce un’opera sull’olocausto che può essere un collage, un ritratto, una frase,... Di cui le più belle sarebbero esposte tra i corridoi della scuola. Sarebbe stupendo poter fare un’esperienza simile!”

Ilaria

“Peter Eisenman, l’opera rappresentata è L’olocausto. Quest’opera secondo me vuole rappresentare tutte le tombe dei morti dei campi di concentramento che non hanno avuto una degna sepoltura e con questa opera sembra di vedere centinaia di tombe in cui l’anima può riposare in pace dopo tutto quello che ha passato.”

Veronica

“Noi ragazzi della nuova generazione dobbiamo sapere cosa è capitato in passato nel nostro paese, nelle nostre vie e alle persone che camminavano accanto ai nostri nonni. Dobbiamo coltivare questo argomento e agire in qualche modo, non solo perché non si ripetano altri errori nel futuro, ma soprattutto perchè si cerchi ORA di combattere l’intolleranza, prima che tutto sfugga di mano. È stato un approfondimento  che mi ha arricchita”. 

Federica 

“Circa un anno fa ho visto la Risiera di San Saba e mi ha colpito molto, anche se all’inizio volevo subito uscire, perchè mi faceva molta tristezza. Secondo me un monumento per mantenere la memoria attiva potrebbe essere una grande statua con della persone che vanno in scala, dal bimbo neonato al vecchio, tutti vestiti come in campo di concentramento e tutti insieme a sostenere un cuore, o un simbolo di pace, con un sorriso sul volto, con la speranza che un giorno arrivi qualcuno a liberarli. Io vorrei provare a fare la statuetta in miniatura del lavoro che ho descritto e farla in creta.”

Veronica

“Secondo me le statue che vedo abitualmente (ad esempio a Udine) rappresentano

semplicemente una persona, ovviamente è importante perché in qualche modo ha segnato il nostro passato, però a mio parere gli artisti che ho cercato in internet sono molto più significativi e “coinvolgenti”. A differenza delle statue che vedo di solito mi hanno colpita e mi hanno lasciato qualcosa.”

Laura

“L’opera che mi ha toccata maggiormente è stata “Shalechet”. L’idea dell’artista di creare facce di misura differente, l’ho trovata veramente efficace, proprio perché non sono stati risparmiati neanche i bambini. Lo scultore mettendo le facce per terra, mi ha dato l’idea della vita che è stata negata alle vittime dell’olocausto.

Sara

Una parte della nostra classe si è fermata a riflettere non solo sulle pietre d’inciampo, ma anche sulla resistenza e sul coraggio civile, sulla base del film “Sophie Scholl. Gli ultimi giorni” che abbiamo visto con Frau Baraldi.

Una scena in particolare mi ha fatto provare un’enorme tristezza e tanta paura: quella in cui, finito il processo, viene emanato il verdetto, cioè la pena di morte nei confronti dei membri della Rosa Bianca. Nell’osservare da vicino gli occhi di Christof,  che a soli 23 anni con tre figli piccolissimi, ha scelto di sacrificare la propria vita per una Germania più giusta, ho pensato subito ai suoi bambini cresciuti senza un padre.

Io proprio non capisco come mai ancor oggi ci possano essere persone che seguono ideologie così orribili e ingiuste, basate sul razzismo e l’intolleranza verso alcune categorie di persone! 

Tobia

“Secondo me le pietre d’inciampo sono il miglior progetto per rappresentare il passato. Quando ci passi sopra automaticamente le guardi e pensi, non passano inosservate. Inoltre ci sono scritte varie informazioni del deportato (...). Io approvo decisamente questo progetto e spero che anche i paesi che non hanno ancora installato queste pietre, ad esempio Parigi e Monaco, un giorno le mettano.”

Martina

Adesso so che, camminando in qualsiasi parte d’Europa, in modo del tutto casuale, potrei imbattermi in una di queste testimonianze. 

Credo che per noi giovani sia molto importante ricordare, anche se non sempre è facile comprendere le atrocità dell’Olocausto. 

E’ per questo che dobbiamo sforzarci di ascoltare le testimonianze, di comprendere il meccanismo che portò a tali fatti. 

Mi fa riflettere la radicalizzazione dell’odio verso gli ebrei, la convinzione di essere superiori e quindi, per questo, autorizzati a ogni tipo di cattiveria, autorizzati a togliere la vita.

Daniele

Secondo me la differenza tra le opere che vediamo abitualmente nelle città e le opere d'architettura di Boltanski, Demnig,Libeskind e Eisenman è che sono “meno ufficiali”, meno anonime, non hanno la serietà di un monumento ai caduti, ma la serietà di un’opera che rappresenta la memoria in un modo differente.

Riccardo

“L’arte riesce a suscitare l’emozione, come l’opera di Botanski che tenta di portare le sensazioni di quel tempo ai giorni nostri: i mucchi dei vestiti, il freddo, le luci al neon, la galleria sonora con i battiti cardiaci, che scandiscono il ricordo. (...) Le statue che generalmente vediamo nelle piazze sono, per la maggior parte, di abbellimento, di arredo della città. Le targhe per lo più sono celebrative, ricordano obiettivi raggiunti. Le opere di Boltanski, Liebskind ed Eisenman sono colossali, enormi che richiedono attenzione e tempo per la comprensione. Le pietre di inciampo, invece, sono molto piccole ma simboliche perché ricordano sia la singola persona, sia l’evento in generale. Tutte sono testimonianze da trasmettere alle future generazioni, per non dimenticare.”

Daniele

La memoria attiva è, secondo me, fondamentale. Importante è riflettere con la propria testa, in modo individuale, giudicare gli eventi e non subirli passivamente. 

Durante lo sterminio degli ebrei, degli oppositori politici, dei disabili, degli omosessuali innumerevoli persone sono rimaste indifferenti, pur conoscendo i fatti e quello che stava accadendo loro attorno: hanno preferito seguire il gruppo, piuttosto che schierarsi. 

Come se non fosse di loro interesse, come se non riguardasse il loro mondo!

Siccome “la memoria rende liberi”, l’iniziativa delle pietre di inciampo porta nel nostro mondo un po’ di quella storia. 

Ognuno di noi sarà libero poi di fare le giuste riflessioni su quanto accaduto, per non disperdere la memoria, nel tentativo di scongiurare un altro momento buio nella storia. Se non coltiveremo la memoria, le vittime dimenticate subiranno nuovamente un’ingiustizia, ma io spero che noi,  nuove generazioni,  non lo permetteremo.

Daniele

Come fanno dei piccoli cubetti di porfido ricoperti di ottone ad attirare lo sguardo dei passanti? 

Le Stolpersteine non fanno inciampare letteralmente, ma il loro è solamente un inciampo mentale. Quando ci capita di calpestare questi quadratini o quando ci capita di vederli, è abbastanza naturale controllare che cosa abbiamo calpestato e leggere quello che c’è scritto sopra. Normalmente intravediamo prima il nome e a seguire il cognome, la data di nascita e quella di morte e poi il luogo di deportazione di una persona sconosciuta fino a quel momento. 

E allora ci fermiamo e ci poniamo domande…allora ricordiamo. 

È stato bellissimo parlare di queste pietre d’inciampo assieme, perché secondo me questi sampietrini sono un simbolo, per dire che la storia non è solamente quella che si studia sui libri di scuola, ma anche quella che non molti anni fa è avvenuta tra le vie della nostra città, nelle case di persone innocenti che da un giorno all’altro sono state portate via dal luogo a loro più caro. Mi è piaciuto scoprire che le pietre vengono posizionate davanti alle abitazioni dei deportati, perché ci ricordano che è stata l’ultima volta che hanno visto la loro casa, alla quale non hanno più fatto ritorno. 

Questi momenti secondo me, anche se non sempre vengono trattati in lingua straniera, sono molto importanti non solo per fare “memoria attiva”, ma soprattutto per confrontarci, parlare, stare assieme e per capire i nostri punti di vista, anche e soprattutto in questo momento di grandi chiusure.  

Mi è piaciuto molto fare questo lavoro e spero che ci saranno altre occasioni per parlarne e riflettere di nuovo in gruppo e in classe. 

Matilde